| Pochi
            sanno che l'inventore del pc non č Bill Gates, né un laboratorio
            oscuro e impenetrabile della Ibm. L'inventore del personal computer
            č italiano ed č morto a Genova all' eta' di 71 anni. Si chiamava
            Pier Giorgio Perotto, ingegnere dell' Olivetti, che nel 1965
            invento' una macchina chiamata "programma 101",nonna degli
            odierni MacIntosh e "Ibm compatibili" e la "cartolina
            magnetica", antesignana del floppy disc. Nel 1991 ricevette per
            questo il premio Leonardo Da Vinci del Museo della Scienza e della
            Tecnica di Milano.Nato a Torino il 24 dicembre 1930, l' ing. Perotto e' stato il
            fondatore ed il presidente della Elea e, dal 1967 al 1978, il
            direttore generale dei progetti e delle ricerche della Olivetti,
            ruolo nel quale fu protagonista della grande trasformazione della
            societa' di Ivrea da azienda meccanica in azienda elettronica e di
            sistemi. Attualmente era presidente di Finsa consulting e
            vicepresidente di Sogea. Docente al Politecnico di Torino, la sua
            carriera era cominciata in Fiat.
 Da diversi anni si era trasferito a Ruta di Camogli (Genova).
            Ammalato di tumore, e' morto nell' ospedale San Martino di Genova.
            Lascia due figli, entrambi ingegneri, e la moglie. I funerali
            saranno celebrati venerdi' mattina nella cappella dell' ospedale San
            Martino. Una seconda cerimonia sara' tenuta a Cavaglia' (Vercelli),
            nel cui cimitero sara' tumulata la salma.
 La sua "Programma 101" si vendette, "praticamente da
            sola" ricordava l' ing. Perotto, in 40 mila esemplari. L'
            Olivetti nel 1964 aveva abbandonato l' elettronica e non era
            organizzata per una vasta rete commerciale. La Hewlett Packard pago'
            quasi un milione di dollari per aver messo in vendita alcuni anni
            piu' tardi un prodotto che violava alcuni brevetti della
            "101".
 "Sognavo una macchina amichevole alla quale delegare quelle
            operazioni che sono causa di fatica mentale e di errori - racconto'
            l' ing. Perotto l' agosto scorso in un' intervista al Corriere della
            Sera - una macchina che sapesse imparare e poi eseguire docilmente,
            che immagazzinasse dati e istruzioni semplici e intuitive, il cui
            uso fosse alla portata di tutti, che costasse poco e fosse delle
            dimensioni degli altri prodotti per ufficio ai quali la gente era
            abituata. Dovevo creare un linguaggio nuovo, che non avesse bisogno
            dell' interprete in camice bianco".
 A quei tempi i primi calcolatori occupavano intere stanze ed avevano
            un linguaggio macchina estremamente complicato. All' altro estremo
            c'erano le calcolatrici da tavolo, ancora meccaniche. L' ing.
            Perotto ed i suoi collaboratori usarono transistor per la nuova
            macchina (i circuiti integrati non erano ancora nati) e inventarono
            un linguaggio molto semplice, una sorta di Basic con solo sedici
            istruzioni.
 "Per l' ingresso e l' uscita dei dati - ricordo' ancora l' ing.
            Perotto - pensai ad una cartolina magnetica che poteva fungere anche
            come memoria permanente o archivio. E' stata il prototipo degli
            attuali floppy disc. La scheda consentiva la costruzione di
            biblioteche e programmi". Perotto conservava con una punta di
            orgoglio i ritagli del New York Times e del Wall Street Journal che
            titolarono nel 1965: "Il primo computer da tavolo del
            mondo", "Un computer sulla scrivania. Noi potremo vedere
            un computer in ogni ufficio anche prima che ci siano due automobili
            in garage".
 "Negli ultimi tempi - ricorda il figlio Pierpaolo - mio padre
            si era dedicato a conferenze ed alla stesura di libri nei quali
            continuava a sostenere che bisognava spingere la capacita'
            innovativa dei ricercatori italiani. Pochi sanno, infatti, che
            l'inventore del PC, oggi l'indispensabile strumento di lavoro per
            tutti, e' stato un italiano. Mio padre raccontava la storia italiana
            dell'elettronica che purtroppo, dopo la morte di Adriano Olivetti,
            fu ritenuta solo un sogno troppo costoso".
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