|   Chiederci
          se ci sarà un'era postinternet significa immaginare uno scenario di
          qui a dieci anni nel quale Internet abbia non solo subito uno sviluppo
          quantitativo, ma sia diventata profondamente diversa, attraverso un
          qualche tipo di cambiamento rivoluzionario 1.      
          Futurologi
          nei guai. Ma ci sarà un "Dopo Internet"? 
          La domanda è legittima, anche se la nostra epoca è
          inflazionata dai tanti post usati come prefissi per caratterizzare gli
          scenari che si sono succeduti a quelli chiari e distinti del buon
          tempo antico: dal postindustriale al postfordismo, al postmoderno, al
          postcomunismo, e così via.  Chiederci
          se ci sarà un'era postinternet significa in effetti immaginare uno
          scenario di qui a dieci anni nel quale Internet abbia non solo subito
          uno sviluppo quantitativo tale da trasformare in cibernauti tutta la
          popolazione del pianeta, ma sia diventata profondamente diversa,
          attraverso un qualche tipo di cambiamento rivoluzionario. Molti ritengono che qualsiasi previsione
          nell'era digitale sia impossibile, per la natura di "caos
          deterministico" che la maggior parte dei fenomeni di cambiamento
          tecnologico, sociale, economico hanno assunto, specialmente dopo lo
          straordinario sviluppo di Internet avvenuto tra la fine degli anni 90
          e oggi.  Caos
          deterministico significa che le vicende del prossimo futuro saranno
          provocate soprattutto da localizzati, limitati eventi verificatisi in
          un punto qualunque del pianeta che in breve tempo esplodono come
          fenomeni globali, rivoluzionando tutto quanto (è al caos
          deterministico che fa riferimento la metafora del battito d'ali di una
          farfalla in America che determina un ciclone da noi). 
          Addio, quindi alla beata linearità in base alla quale
          economisti, sociologi, esperti di tecnologie, potevano fino a pochi
          anni fa estrapolare dalle storie del passato un futuro abbastanza
          attendibile. Anche gli esercizi di technological
          forecasting nei quali si era tutti abbastanza bravi (vedi ad esempio
          la famosa cosiddetta legge di Moore che serviva a predire l'evoluzione
          delle tecnologie dei circuiti integrati) non sono più molto utili, in
          quanto è pur vero che le tecnologie pure in senso stretto evolvono più
          o meno con tale legge, ma sui prodotti-servizi derivati, che sono poi
          le cose che ci interessano, poco possiamo dire in quanto il loro
          successo dipende da una ulteriore serie di variabili che hanno a che
          fare coi gusti, coi bisogni latenti, con l'emergere di nuovi stili di
          vita di un pubblico sempre più eterogeneo e poco classificabile. Che fare allora? 
          Possiamo adottare lo slogan dell'Accademia del Cimento
          "provando e riprovando" e (sempre che non si voglia scrivere
          un libro di pura fantascienza) tentare di individuare degli scenari
          nei quali collocare gli eventi che ci possono interessare, ma
          lasciando a questi ultimi un alto grado di incertezza. Perlomeno saremo in grado di avere una base di
          discussione, ma col vantaggio di disporre di una cornice abbastanza
          attendibile, o almeno costruita con un metodo trasparente. Parlare di scenari significa individuare le
          principali variabili che caratterizzano un problema e cercare di
          capire quali sono le loro interazioni per arrivare ad una previsione
          credibile/probabile nell'arco di tempo considerato. 
          Infondo si tratta di una matematica senza numeri che i
          futurologi moderni hanno un po' copiato dai fisico-matematici che
          arrivavano a scrivere le loro brave equazioni differenziali in grado
          di predire il moto dei pianeti o la traiettoria di un missile. 
          Il guaio è che questi avevano a che fare con poche variabili e
          con leggi elementari semplici e quantitative, mentre nel caso in
          oggetto conosciamo approssimativamente le forze motrici in grado di
          influenzare i cambiamenti, ma non ne sappiamo certo dare una misura
          quantitativa. 2.      
          Le
          forze motrici dei cambiamento. Tutto ciò premesso, possiamo dire che
          Internet (o se vogliamo il web, che rappresenta l'insieme delle
          risorse che ci navigano sopra) è stato il frutto di una serie di
          forze o agenti di natura tecnologica, sociale ed economica (lasciando
          stare la politica che nella fattispecie è stata sostanzialmente
          assente, malgrado le affermazioni ex post di gente come l'ex
          vicepresidente Usa Al Gore che si vantava di essere il padre di
          Internet!). Queste forze sono a mio avviso: 1)  
          Per la tecnologia, la rimozione dei vincoli dello spazio e del
          tempo, la dematerializzazione delle attività e la globalizzazione del
          know how tecnologico, accentuato Per effetto della diffusione
          planetaria di Internet. 2)  
          Per l'economia, la crescita della produttività del lavoro e la
          globalizzazione dell'economia, 3)  
          Dal punto di vista sociale è in atto a mio avviso una
          gigantesca (anche se invisibile) lotta di classe tra il potere degli
          individui e il potere delle strutture (aziende, organizzazioni di ogni
          tipo), lotta dall'esito della quale dipenderà la preminenza
          dell'individuo rispetto alle strutture o il contrario. 
          Il potere politico è già stato vinto dal web che passa
          tranquillamente sopra la testa degli stati, che nulla ormai possono
          fare o controllare.  Il
          capitale finanziario è diventato una risorsa senza potere, la cui
          proprietà è formalmente in mano di masse di anonimi risparmiatori,
          ma di fatto è controllato o da dirigenti aziendali che operano senza
          controllo alla guida delle multinazionali o, i . n alternativa, da
          singoli individui dotati di adeguata forza di conoscenza-relazioni
          (nuovo capitale del 2001) per poter fungere da attrattori dello
          stesso.  Se è vero, come
          è vero, che la conoscenza è il vero capitale del terzo millennio,
          questo non può che significare che il capitale finanziario ne diviene
          subordinato, con la ovvia conseguenza che il nuovo capitale che
          risiede nel cervello non può essere proprietà di aziende od
          organizzazioni ma solo di individui, persone fisiche, che quindi
          vedono moltiplicato il loro potere. 
          Che si tratti di un sorprendente avverarsi del crollo del
          capitalismo, così come Marx aveva previsto, ma con la straordinaria
          variante che al trionfo del proletariato delle fabbriche (ormai
          estinto), si debba sostituire quello dei knowledge worker o lavoratori
          della conoscenza? 3.      
          Verso un mondo
          discontinuo.  Di solito, quando facciamo delle previsioni
          con metodi tradizionali, queste tendono a configurare uno scenario di
          continuità col presente.  In
          altre parole, queste possono ipotizzare che nel 2010 si avrà una
          situazione simile a quella del 2001 con uno sviluppo più o meno
          lineare di tutte le cose che già vediamo oggi. 
          In realtà molto sovente questo non succede e quando certe
          variabili cominciano ad assumere caratteristiche di espansione o di
          crescita particolarmente forti si creano delle situazioni di
          instabilità e lo scenario cambia improvvisamente anche con rotture
          violente col passato. Purtroppo i tragici avvenimenti americani
          dell'11 settembre scorso sono la triste conferma di processi di questo
          tipo, in un campo, il terrorismo globale, che avremmo preferito di non
          dovere mai considerare possibile. Ma parlando di temi più lieti, la diffusione
          mondiale dei PC avvenuta a partire dagli anni 80 e lo stesso fenomeno
          Internet rappresentano delle discontinuità o rotture violente col
          passato, che nessuno aveva previsto nei loro effetti di massa, Pur
          facendo tutti normalmente esercizi di technological forecasting anche
          scientificamente fondati. Affascinante è immaginare, sia pure con tutti
          i rischi del caso, quali discontinuità potranno emergere dalle
          situazioni di instabilità che già oggi si Profilano ad un
          osservatore attento che guardi all'evoluzione in atto con un'ottica
          multidisciplinare. 4.      
          I
          nuovi poteri nel mondo di lnternet. 
           Orbene, io penso che nei paesi più avanzati
          (per limitarsi a questi) si stia delineando la vittoria degli
          individui, che stanno mettendo alle corde il potere delle grandi
          corporation e delle grandi strutture, sia sfruttando il loro potere di
          consumatori, sia quello di facili creatori di nuove aziende
          "leggere" nel ciberspazio, con capacità di crescita
          esplosiva.  L’aumento
          della capacità trasmissiva della rete, di efficienza
          economico-organizzativa, la creazione di nuovi servizi, e,
          soprattutto, la sua trasparenza giocano a favore del potere degli
          individui, che potranno diventare manager anche di grandi aziende, ma
          sempre più fragili e precarie, con cicli di vita ridotti. Inoltre la vittoria degli individui sarà
          causa (o effetto?) dello sviluppo di soluzioni che metteranno sempre più
          questi  in condizione di fungere da trasmettitori diffusori
          attivi di informazione e non Più solo da ricevitori Passivi. 
          Il fatto che una persona, affacciandosi al web, diventi senza
          sforzo alcun proprietario di centinaia di milioni di connessioni con
          tutti i cittadini del mondo è la opportunità più grandiosa che il
          prossimo futuro offre potenzialmente alle persone, dando loro un
          potere che nel passato era peculiarità esclusiva di grandi
          corporation in grado di affrontare ingenti investimenti. 5.      
          Vita
          grama per i gestori delle TLC.   I gestori delle TLC avranno sempre più una
          vita durissima, sia per la concorrenza sfrenata tra loro, sia per la
          diseconomia intrinseca di una contemporanea presenza di più gestori
          di molte reti in sovrapposizione. (è come avere più acquedotti sotto
          casa tra cui scegliere: alla faccia della efficienza del dio
          mercato!). Per quanto concerne i futuri servizi di rete,
          si ridimensionerà la declamata importanza di accesso ad una quantità
          infinita di informazione per premiare l'accesso ad una qualità
          selezionata, attraverso sia nuovi gadget (da inventare e
          sperimentare), sia nuovi motori di ricerca più intelligenti. 
          Inoltre entro i prossimi 10 anni avremo la completa
          integrazione tra ciberspazio e spazio fisico, nelle aziende, nelle
          case, nelle attività ludiche, ecc. e un ridimensionamento
          dell'importanza della comunicazione mobile a vantaggio delle
          installazioni fisse (pur realizzate con le più efficienti tecnologie
          del mobile), con ricupero di privacy, comodità, qualità della vita
          (infondo è più comodo lavorare standosene a casa che non portandosi
          dietro come facchini decine di scomodi gadget). 6.      
          Il ritorno
          sulla terra. In
          un certo senso tutto ciò lascia prevedere una possibile inversione di
          tendenza e un ritorno all'apprezzamento del valore della fisica
          "corporalità" ' come risorsa scarsa e preziosa, che tendeva
          ad essere distrutto dallo straripante sviluppo del ciberspazio e a
          restare terreno di vita e di lavoro limitato a vecchi dinosauri che
          non avevano succhiato col latte le meraviglie del web e non avevano
          saputo adeguarsi.  Sia
          nella vita lavorativa che nel tempo libero anche i giovani
          ricominceranno a gustare una realtà fisica che non è limitata a
          quanto si vede nello schermo di un computer o di un cellulare (1). 
          La logistica delle cose riacquisterà la stessa importanza
          della logistica dell'informazione e, addirittura, forse per un
          riflusso epocale, si comincerà a soffrire dell'insopportabile
          leggerezza e immaterialità del web. 
          In fondo la crisi attuale delle dot.com anticipa già oggi
          questa evoluzione; sempre più vediamo le nuove tecnologie che
          sembravano poter navigare da sole nel ciberspazio in un mondo dove
          tutto era possibile, senza collegamento alcuno con la terra, penetrare
          nelle aziende della old economy per infondere loro un soffio di
          spiritualità, di innovazione, per promuovere una nuova creatività. 
          Ma anche per trarre, dalla fusione tra dot.com e brick and
          mortar (così gli americani chiamano le aziende della old economy,
          solidamente fatte di calce e mattoni!) una maggiore concretezza ed un
          ancoraggio ad antiche realtà.  Come
          non si può vivere senza anima, allo stesso modo non si fa molta
          strada se si resta un puro spirito! Quanto
          sopra è uno dei possibili scenari. 
          A mio avviso è anche uno dei più probabili. (1)      
          Ad esempio, anche nelle scuole i laboratori di fisica e di
          chimica stavano scomparendo, Preferendosi simulare sui computer, senza
          sporcarsi le mani, i fenomeni di ogni tipo, piuttosto che fare
          esperimenti concreti con sostanze materiali, provette,
          apparecchiature.  Questo
          faceva si che i giovani venissero tenuti sempre più lontani dalla
          realtà del mondo, e sempre più  immersi
          in un unico spazio astratto totalizzante che per loro tendeva a
          rappresentare la vera ed unica realtà.  
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